I benefici emotivi e psicologici della difesa personale. Come pugilato e corsi di difesa personale aiutano a guarire dopo una violenza
- Licia
- 9 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Ogni volta che una donna varca la soglia di un corso di difesa personale dopo aver subito una violenza – fisica, psicologica o verbale – inizia un percorso molto più profondo di quello che si vede sul ring. È un viaggio di ricostruzione, forza e rinascita.
Recuperare il senso di sicurezza
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 1 donna su 3 ha subito violenza nel corso della propria vita. Questo ha un impatto devastante sulla percezione di sé e del mondo: ci si sente perennemente in pericolo, vulnerabili, ipervigilanti.
Un corso di autodifesa agisce direttamente su questo trauma. Tecniche semplici ma efficaci danno alle partecipanti la sensazione concreta di poter fare qualcosa, anche solo fuggire in modo strategico o riconoscere una situazione di rischio prima che esploda.
“Quando ho cominciato, non riuscivo nemmeno a incrociare lo sguardo con il mio istruttore. Dopo tre mesi, ero in prima fila, sguardo dritto, pugni chiusi. Per la prima volta, mi sono sentita forte.”
– Anna, 32 anni, vittima di stalking
Ridurre ansia, rabbia e stress post-traumatico
Numerosi studi indicano che l’attività fisica strutturata, come la boxe, ha effetti simili a una terapia cognitivo-comportamentale di supporto. Un'indagine dell’American Psychological Association (APA) ha rilevato che le discipline basate sul combattimento aiutano a regolare il sistema nervoso simpatico, spesso alterato nei disturbi da stress post-traumatico (PTSD).
Durante l’allenamento, il corpo rilascia endorfine e dopamina, ormoni associati al benessere. Ma c'è di più: colpire il sacco da boxe, con rabbia o determinazione, consente una riprogrammazione emotiva. Il gesto di colpire smette di essere un simbolo di paura e diventa un gesto di liberazione.
“Non stavo solo imparando a difendermi. Stavo imparando a esistere di nuovo. Il sacco da boxe è diventato il mio psicologo.”
– Francesca, 26 anni, ex vittima di violenza domestica
Costruire un'identità nuova e più forte
La difesa personale non è solo fisica. Durante il percorso si lavora anche sulla postura, voce, consapevolezza spaziale, tutte dimensioni spesso compromesse nei traumi. Questo tipo di allenamento restituisce una postura più sicura, uno sguardo più diretto, una voce più ferma.
Il processo è graduale ma profondo: molte donne raccontano di aver finalmente smesso di sentirsi “colpevoli” o “piccole”, iniziando a costruire un’immagine di sé nuova, fondata su autodeterminazione e orgoglio.
Ritrovare la comunità e uscire dall’isolamento
L’ambiente di un corso ben condotto è accogliente, rispettoso e non giudicante. In alcuni corsi sono previste sessioni di confronto guidato, oppure momenti di ascolto collettivo. Questi scambi hanno un valore terapeutico altissimo: chi ha subito un trauma può uscire dal silenzio e dalla vergogna e scoprire di non essere sola.
“Con le altre ragazze del corso abbiamo creato un gruppo WhatsApp. Ci scriviamo quando una ha paura, quando una ha bisogno. È la mia seconda famiglia.”
– Elisa, 24 anni, dopo un'aggressione in strada
Conclusione: l'autodifesa come strumento di guarigione e autodeterminazione
Allenarsi non significa diventare invincibili. Significa scegliere, ogni giorno, di non essere più vittime. Significa imparare a dire no, con il corpo, la voce e lo sguardo. Significa recuperare il potere personale perduto.
Ecco perché la difesa personale non è solo tecnica: è terapia, crescita e libertà.

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