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La metafisica del Ping Pong

  • Immagine del redattore: Licia
    Licia
  • 6 ore fa
  • Tempo di lettura: 1 min

Nel suo libro La metafisica del ping pong l'autore ci porta lontano dai palazzetti dello sport e ci immerge in un campo ben più profondo: quello della consapevolezza. Il ping pong diventa così un esercizio filosofico, un rito quotidiano, un modo per riflettere su sé stessi attraverso il movimento.


Al centro di tutto c’è l’allenamento. Non solo come pratica sportiva, ma come disciplina mentale. Ogni colpo ripetuto, ogni errore corretto, ogni scambio che ci mette alla prova è un’occasione per crescere. La pallina ci sfida a essere presenti, ad ascoltare, a rispondere con prontezza e umiltà. La vera trasformazione – ci ricorda Santevecchi – non avviene in un colpo solo, ma attraverso la costanza silenziosa dell’allenarsi giorno dopo giorno.


È qui che il libro sorprende: mostra come la ripetizione non sia noia, ma via alla padronanza. Come in una meditazione in movimento, il gesto tecnico diventa atto di conoscenza. Allenarsi non è più solo migliorare i riflessi, ma imparare a stare nel momento, accettare la sconfitta, cercare l’equilibrio tra controllo e abbandono.


La metafisica del ping pong è dunque un invito a prendere sul serio anche le cose leggere. Perché, come nel ping pong, nella vita si migliora solo colpendo la pallina ogni giorno. Con impegno, attenzione e, perché no, un pizzico di spirito zen.

La filosofia orientale nello sport occidentale

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