Il condominio di J.G. Ballard
- Licia

- 5 giorni fa
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Il condominio non è solo un romanzo: è un esperimento sociale raccontato con la precisione clinica e disturbante tipica di Ballard.
Ambientato in un grattacielo ultramoderno e apparentemente autosufficiente, il libro mostra come un microcosmo perfettamente organizzato possa trasformarsi in un territorio selvaggio nel giro di poche pagine.
Il condominio diventa un organismi vivente che condiziona, corrode e infine inghiotte i suoi abitanti. La progressiva perdita di controllo è narrata in modo glaciale, quasi scientifico: piccoli disagi quotidiani si trasformano in fazioni, poi in violenza aperta, finché le regole sociali si sgretolano completamente. Ballard non giudica, osserva. E nel suo sguardo c’è qualcosa di terribilmente vero: basta togliere pochi strati di civiltà perché emerga un istinto primordiale che pensavamo dimenticato.
Lo stile è essenziale, affilato. Ogni frase sembra costruita per aumentare l’inquietudine e mostrare il contrasto tra tecnologia e regressione morale. Il lettore si ritrova intrappolato nello stesso edificio, tra ingegneri, professionisti, famiglie rispettabili che scivolano in una spirale di follia collettiva. Non ci sono veri protagonisti positivi: tutti sono vittime e carnefici allo stesso tempo.
Il romanzo funziona perché tocca un punto sensibile: la fragilità della nostra idea di ordine. Ballard suggerisce che il caos non arriva dall’esterno, ma nasce dall’interno delle strutture che creiamo — e dentro ciascuno di noi.
Il condominio è una lettura scomoda, magnetica, attuale. Perfetta per chi ama storie che mettono alla prova e che continuano a lavorare nella mente molto dopo aver chiuso il libro.






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