L'incremento d'uso del numero antiviolenza (1522)
- Licia
- 6 gen
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Aggiornamento: 6 mag
L'ISTAT ha pubblicato i dati relativi all'utilizzo del numero di pubblica utilità (il numero "antiviolenza" 1522) molto pubblicizzato sia online che in televisione. I dati sono relativi al terzo trimestre del 2024.
In generale l'utilizzo del numero è aumentato del 37.3% rispetto allo stesso periodo del 2023, con un totale di 15.349 chiamate.
Il motivo principale di richiesta di aiuto è in assoluto lo stalking (con un incremento del 97% rispetto allo stesso periodo del 2023); seguono richieste di informazioni sul tipo di servizio offerto, chiarimenti sugli strumenti normativi a disposizione delle vittime di violenza ed informazioni sui centri antiviolenza.
I canali principali di conoscenza e diffusione del servizio sono il web e la televisione.
Il numero antiviolenza si è rivelato un utile strumento per rafforzare la rete di protezione a livello locale e di supporto in generale alle vittime di violenza.
Tra le tipologie di violenza denunciate per la maggiore vi è quella fisica (43,1%), seguita da quella psicologica (35% dei casi) ed economica (con un totale di 906 casi registrati nel periodo). Tra le forme di violenza psicologica per le quali è stato richiesto supporto vi sono le minacce (1.868 casi) e gli atti persecutori (867 casi).
Oltre la metà delle vittime ha dichiarato di subire violenza da anni. Ciò comporta come diretta conseguenza che il 61,7% delle vittime ha dichiarato di soffrire di stati di ansia cronica nonchè di un grave stato di soggezione.
Il 72% delle vittime ha indicato l'ambiente domestico come scenario delle violenze. Come autore delle violenze è stato indicato principalmente il partner attuale, convivente o meno; nel 21% dei casi l'ex partner o un partner occasionale, nell'11% dei casi i familiari.
Preoccupante è il fenomeno dell'under reporting: le vittime non denunciano o tardano a denunciare le violenze subite per paura, timore e soggezione nei confronti dell'autore o degli autori delle violenze.
Leggi l'articolo completo (fonte: sito istituzionale ISTAT):
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